DA LUIS BORGES A VINCENT CERAUDO: IL PROCESSO DEL REENACTMENT NELL’ARTE
3.06.2022
︎ Arte Concettuale
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DA LUIS BORGES A VINCENT CERAUDO: IL PROCESSO DEL REENACTMENT NELL’ARTE






Che cosa significa fare un reenactment di un’opera d’arte, realizzare di nuovo un lavoro già prodotto nel passato? Perché così tanti autori ritornano sulle proprie tracce e cercano di ricreare la stessa opera nel tempo, compiendo pochissime o talvolta nessuna modifica?

Per comprenderlo meglio ci viene in soccorso Jorge Luis Borges, uno dei più grandi poeti e scrittori del ‘900, che in un breve racconto pubblicato nel maggio del 1939 sulla rivista letteraria Sur, esprime in modo magistrale quanto sia importante il contesto storico, artistico, politico e geografico per comprendere un lavoro artistico.

“Il raffronto tra la pagina di Cervantes e quella di Menard è senz’altro rivelatore. Il primo, per esempio, scrisse (Don Chisciotte, parte I, capitolo IX):

-       La verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e notizia del presente, avviso dell’avvenire.

Scritta nel secolo XVII, scritta dall’ingenio lego Cervantes, quest’enumerazione è un mero elogio retorico della storia. Menard, per contro, scrive:

-       La verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e notizia del presente, avviso dell’avvenire.

La storia, madre della verità; l’idea è meravigliosa. Menard […] non vede nella storia l’indagine della realtà, ma la sua origine. La verità storica, per lui, non è ciò che avvenne, ma ciò che noi giudichiamo che avvenne. […] Altrettanto vivido il contrasto degli stili. Lo stile arcaizzante di Menard resta straniero, dopo tutto, e non senza qualche affettazione. Non così quello del precursore, che maneggia con disinvoltura lo spagnolo corrente della propria epoca.”[1]

In questo breve racconto di sei paginette, il genio illuminante di Borges introduce per la prima volta la natura performativa di quel tipo di arti che la nostra civiltà ha sempre considerato statiche. Anche la poesia, la letteratura, la pittura, la scultura, e tutte le arti in generale mutano profondamente il loro significato col passare del tempo, poiché muta il contesto attorno a loro.

Questa premessa è fondamentale per comprendere Daily Artistic Thoughts, il progetto creato da Vincent Ceraudo per Site.specific. Il lavoro è infatti il reenactment di La pensée artistique quotidienne, uno dei primissimi progetti artistici realizzati dall’artista parigino, concepito quando ancora egli frequentava l’accademia. Il lavoro consiste nel fotografare, ogni giorno per un mese, i pensieri più densi e profondi che passano per la mente dell’artista, in modo da imprimere in modo definitivo quelle che sono intuizioni fugaci, e allo stesso modo condividendo con il pubblico i propri pensieri privati, in un atto di oggettivazione della soggettività.

Rispetto alla prima versione ci sono state alcune evoluzioni: in primis la lingua, che passando dal francese all’inglese causa una maggiore razionalizzazione del pensiero (è provato infatti da numerosi studi[2]che pensare in una lingua diversa dalla nostra ci porti a essere più razionali dovendo soppesare le parole nell’atto di tradurle). Inoltre, il processo è diventato per l’artista molto più naturale; non deve più scontrarsi contro il pregiudizio che l’arte concettuale attirava nell’ambiente accademico, e può anzi riconnettersi con le radici della propria produzione artistica, confrontandosi con il sé più giovane e con un mondo che è radicalmente cambiato.

Infine, la situazione geopolitica è radicalmente cambiata; nel 2012 si guardava ironicamente alle profezie sulla fine del mondo, mentre gli avvenimenti degli ultimi anni ci hanno fatto preoccupare che esso stesse per finire per davvero.

Parafrasando il Menard di Borges, i due periodi storici “sono verbalmente identici, ma il secondo è quasi infinitamente più ricco”.


Visita qui la mostra!









[1] Pierre Menard, autore del Chisciotte, pubblicato nella raccolta Finzioni, Buenos Aires, Sur, 1944.

[2] Per esempio dal Premio Nobel Daniel Kahnemann in Thinking Fast and Slow, New York, Farrar, Straus and Giroux, 2011











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