SOUND ART: UN GENERE DI CONFINE
15.03.2022
︎ Transmedialità audiovisiva
︎ Sound Art
︎ Performance




SOUND ART: UN GENERE DI CONFINE





Per Sound Art si intende l’utilizzo del suono (o dell’assenza di esso) come forma artistica, attraverso la sperimentazione di nuove forme sonore per veicolare un messaggio artistico. È difficile inserire la sound art in una categoria, in quanto appartiene tanto all’arte contemporanea quanto alla musica sperimentale, e si intreccia spesso con la poesia, il teatro e il cinema.

Come spesso accade, il primo a sperimentare consapevolmente in tal senso è un italiano. Il futurista Luigi Russolo, pittore, compositore e inventore di strumenti d’avanguardia, pubblica nel 1913 L’arte dei Rumori, un manifesto in cui dichiara come i rumori di matrice industriale, prodotti da macchine e congegni, o da attrezzi elettrici, facciano ormai parte della nostra quotidianità, e vadano accolti tra i timbri musicali da utilizzare. Secondo lui, sono state proprio le macchine della rivoluzione industriale a rompere il silenzio della natura e a creare il concetto di rumore, che si intreccia inesorabilmente con la figura dell’uomo moderno. La sua lettera, avveniristica per l’epoca, viene tuttora considerata uno dei testi più influenti dell’estetica musicale contemporanea. La ricezione da parte del pubblico e della critica fu pessima, e il progetto di Russolo venne relegato a stranezza futurista, come accadde per molte altre categorie che il gruppo avanguardistico cercò di innovare, come la cucina futurista di Marinetti.

E, come accade quasi sempre, la prima mostra a legittimare lo statuto acquisito dalla sound art viene inaugurata al MoMA, il 25 giugno del 1979. Sono passati più di 60 anni, ma la musica sperimentale in questo lasso di tempo non venne mai riconosciuta ufficialmente dalle istituzioni. C’era stato John Cage, che con il suo 4’33’’ compone un brano adatto ad ogni tipo di strumento in cui si chiede al musicista di non suonare per tutta la durata del brano. La musica infatti viene prodotta attraverso l’immaginazione, e risuona solo nelle menti del pubblico, per la durata dell’esibizione. Fu un’opera storica, in quanto riuscì a determinare come anche la musica immaginata avesse un suono, e non ci fosse bisogno di suonare uno strumento per riprodurla. La durata non è casuale. Quattro minuti e trentatré secondi equivalgono infatti a 273 secondi, esattamente come i gradi sottozero necessari per raggiungere lo zero assoluto, che esattamente come il silenzio assoluto paralizza la materia eliminando ogni forma di entropia.

Ma torniamo a New York. Siamo nel 1979, e la curatrice Barbara London organizza una mostra su quelle che considera “le ultime direzioni dell’arte” e invita tre artiste, Maggie Payne, Julia Hayward e Connie Beckley, a creare tre performance che indaghino le frontiere della transmedialità audiovisiva.

Oggi la sound art ha influenzato ogni tipo di medium, dal teatro alla scultura, finanche all’architettura pubblica (pensiamo per esempio all’organo marino installato a Zara da Nikola Bašić, costruito sugli scalini che si affacciano sul mare e che risuona a seconda del moto ondoso).

Con Site.specific, abbiamo scelto di proporre un’opera di Sound Art per esplorare le contaminazioni che essa può produrre in connubio con l’arte digitale, che si concentra quasi esclusivamente sul comparto visuale, ma che è aperta a sperimentazioni sonore che possono produrre una gamma di effetti impensabile fino a qualche decennio fa.



Visita qui la mostra!



John Cage, spartito musicale della composizione 4'33'' del 1952, Peters Edition



Maggi Payne davanti alla sua strumentazione audiovisiva, 1981



Luigi Russolo, L'arte dei rumori, lettera inviata nel 1913 al suo amico compositore Balilla Pratella e pubblicata sotto forma di libro nel 1916






︎INSTAGRAM ︎SPOTIFY